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Costruiamo il futuro

Ogni studente dedica a scuola e studio migliaia di ore. Considerando i milioni di giovani del nostro Paese, si arriva a cifre altissime: miliardi di ore, nella fase fondamentale di formazione della vita delle nuove generazioni e dei cittadini di domani. Per questo riuscire a comunicare il senso profondo dello studio diventa “la” sfida fondamentale di ogni insegnante. E la vera rivoluzione della società in generale.

Il cambiamento: la premessa indispensabile per comprendere il Lifelong Learning

Tutte le persone che nella loro vita hanno avuto a che fare con la scuola dovrebbero avere una ”idea” di scuola.  Una “scuola ideale”, che ogni giorno si confronti con la “scuola reale”, quella in cui ci si trova a lavorare, insieme al personale ATA, segretarie, docenti, studenti e famiglie. Ognuno dovrebbe avere “in testa” una propria organizzazione ideale di scuola, con tempi, strutture, programmi e didattiche; una proposta di scuola, che  meglio si potrebbe definire “…la mia riforma”. Ed ecco, in estrema sintesi, i punti che definiscono “la mia proposta di riforma“.

Svago, studio, lavoro… una idea di scuola

Nelle società moderne la quasi totalità delle scuole sono centrate su alcuni cardini: l’apprendimento cognitivo, lo studio mnemonico, l’interrogazione-interrogatorio. È così che la scuola è un divenuta un “obbligo” da “sopportare”. La scuola, che non dovrebbe andare mai oltre un tempo della durata di 24 ore settimanali, dovrebbe – invece – essere una giusta miscela di piacere, impegno e competenze. Io identifico queste tre componenti ne:
  • lo svago (strumento ideale per apprendere le regole e per maturare nelle relazioni sociali)
  • lo studio nelle sue componenti fondamentali dello scrivere-leggere-far di conto (le componenti culturali della simbolizzazione e della comunicazione)
  • il lavoro (per educare il corpo all’uso di tutti i sensi e per imparare a vivere nel mondo con responsabilità). Tutti i giorni c’è da spazzare, pulire, preparare le merende o il pranzo, fare acquisti, accudire il cortile, coltivare l’orto scolastico…. Perché non farlo con gli studenti stessi

Il tempo scolastico dovrebbe essere quindi suddiviso in tre parti, un terzo da dedicare al gioco, un terzo allo studio, un terzo ai lavori manuali.

Unitarietà dei saperi e dei tempi

Va da sé che un’organizzazione di 24 ore, suddivise in 8 ore di svago, 8 ore di studio e 8 ore di lavoro, non può avere una suddivisione in orari rigidi, né una parcellizzazione del sapere in innumerevoli discipline con relativi programmi definiti nei minimi dettagli. Stiamo parlando di una scuola di base, per un’alfabetizzazione e una istruzione che fino a poco tempo fa si definiva dell’”obbligo”. Una scuola che tutti i professori e i maestri d’Italia, con la loro preparazione e competenza, dovrebbero/potrebbero svolgere in maniera indistinta. È chiaro che qui può essere di grande aiuto quella ricerca fatta negli anni scorsi e che aveva portato a cercare di definire quali erano i “saperi minimi, di base, quelli essenziali”. E poi bisogna pensare a nuove strategie o modalità didattiche. La scuola italiana, ad esempio, ha dimostrato di fallire per quanto riguarda le lingue straniere, la musica o la pittura. Non ci vuol molto a capire che queste discipline “vanno sperimentate sul campo” e non apprese cognitivamente. “Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara”.

20 il numero massimo di studenti per classe

Classi di 25 – 30 allievi: è praticamente impossibile la gestione della didattica quotidiana! Una classe ideale va dai 16 ai 20 studenti. Un numero ragionevole per favorire relazioni, per permettere il lavoro a piccoli gruppi, per dare spazio alle personalità di ciascun allievo. In meno, con meno ore, si fa di più; provato personalmente! E poi, in queste condizioni, emergono le opportunità di sperimentare la funzione del tutor, o meglio del “prendersi cura”: il più grande che aiuta il più piccolo. Non sarebbe questo il vero modo per “verificare gli apprendimenti”, per mettere alla prova le competenze e le padronanze, in campo sociale e cognitivo.

Gli insegnanti, il loro orario e la giusta retribuzione

Preparare i materiali per le lezioni, correggere i compiti, aggiornarsi, documentare il lavoro didattico, redigere progetti, mantenere contatti… Eppure l’opinione pubblica è convinta che maestri e professori lavorino 22 o 18 ore alla settimana. L’orario settimanale (da svolgere nelle quasi totalità a scuola) dovrebbe essere di 36 ore la settimana, da suddividere in 18 di insegnamento e 18 di tutto il resto. E con questo orario dovrebbero essere eliminate due grosse problematiche della scuola: le sostituzioni per supplenze (che a questo punto dovrebbero essere praticamente tutte interne) e tutta la questione del cosiddetto “fondo di istituto” che serve per le cosiddette ore aggiuntive.

In conclusione

Una scuola così concepita è una scuola che non può che avere insegnanti molto motivati. Quelli che sia Edgar Morin che Don Milani definiscono “insegnanti per missione”. E un buon insegnante, consapevole di non essere onnipotente, sa – in quella determinata condizione – anche da chi farsi aiutare, senza per questo abdicare ad altri il proprio ruolo… che è sempre, anche senza volerlo, sia istruttivo che educativo. Forse dovremmo anche noi farci aiutare da chi la scuola l’ha fatta anche “pensandola”, a figure come Alberto Manzi, Maria Maltoni, al maestro Mario Lodi, a Don Milani.

Docente a tempo indeterminato
Classe di concorso A037
IIS Guarini - Modena

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